Ci siamo. Avevamo atteso il momento da tempo ed il dado adesso è tratto: come Renzi e Salvini, ora Meloni, raggiunto il picco della sua popolarità, trova il modo di chiedere “i pieni poteri” in maniera edulcorata a suon di “giudicate il mio operato e scrivete solo Giorgia”.
Quali meccanismi il Potere attivi nella mente delle persone è ormai abbastanza chiaro e i leader, specialmente se circondati da una cerchia ristretta di fedelissimi, inabili alla critica, sono molto esposti a sbandate.
Meloni vuole far diventare le Europee un sondaggio sul suo operato, ma l’elezione dell’Europarlamento è un’altra cosa. L’operato di un governo e i lavori svolti da un gruppo di europarlamentari, specialmente in un gruppo come i Conservatori Europei (ECR), hanno veramente poco in comune. Primo perchè il ruolo che avrà l’ECR nel prossimo assetto istituzionale europeo non è chiaro e, probabilmente, allo stato attuale la coalizione EPP, S&D e Renew continuerà a farla da padrone. Secondo, per queste elezioni europee nessun altro capo di stato o di governo si è candidato in prima persona, fatta eccezione del primo ministro croato, come segnalato da Pagella Politica. Il che può significare solo una cosa: disprezzo politico totale del Parlamento UE.
Una delle cose fondamentali da segnalare è la rinuncia di Meloni a costruire un partito solido. Senza lei, FDI non è nulla: il suo nome nel simbolo è diventato ancora più grande per esempio. Il partito continua ad essere pieno di impresentabili e le liste per le Europee non scaldano il cuore. A questo punto sarebbe interessante chiedere agli italiani, se sanno quale sia l’emblema del Partito, la fiamma del Movimento Sociale.
Consideriamo però, senza girarci intorno, che gli italiani hanno più volte dimostrato una sorta di repulsione verso chi si erge a salvatore della patria e chiede plebisciti. I casi degli ultimi anni ne sono la dimostrazione. Ovviamente presto per dire se sia l’inizio della fine.
Una cosa va segnalata. Meloni, a differenza dei vari Renzi e Salvini, è caratterizzata da una forte coerenza ideologica. FDI è un partito della cosidetta destra sociale, figlio della generazione degli scontri degli anni ‘70. La svolta di Fiuggi ormai è parte del passato e sebbene il partito non partecipi più a celebrazioni del “Presente” neo-fascista, la continuità ideologica è evidente. La svolta moderata non è arrivata, basti vedere l’inserimento dei movimenti Pro-Vita nei consultori familiari.
Nonostante ciò, FDI non ha un establishment che possa traghettare il partito in momenti di difficoltà, si vedano i vari casi Pozzolo, Del Mastro e Donzelli. Per non parlare delle continue gaffe del cognato Lollobrigida e del caso Santanchè.
A livello europeo, il partito, o per meglio dire Giorgia, fatica a costruire un network di relazioni che sia realmente in grado di esprimere strutture di potere. Gli unici risultati per ora sono stati conferenze ed eventi qua e là insieme al network di Orbàn. Per esempio, a Subiaco, nel feudo di Lollobrigida è stata firmata la Carta dei valori conservatori: una sorta di documento per l’Europa dei popoli e la salvaguardia dei valori cristiani. Non mi risulta però che il Papa l’abbia firmata.

Insomma, i presupposti per l’inizio della fine ci sono tutti: gli italiani che amano il capo fino a che non esagera, un partito tutto piegato sul leader e l’assenza di sponde europee reali (se Von der Leyen è un amica, allora la pizza è stata invetata a Milano). Vediamo come andrà.
Qualcuno direbbe “a Noi!”, io invece dico alla prossima e buon weekend!