I segreti della migrazione
Società extra-UE gestiscono dati sensibili sul rilascio dei visti in maniera molto opaca. Il caso VFS global
Oggi Aletheia vuole portare alla luce una verità scomoda.
Non tutte le persone che vengono in Italia, e direi per fortuna, passano da una barca nel Mediterraneo.
Un numero molto importante di persone ottiene un visto per l’ingresso da parte delle rappresentanze italiane nei Paesi di origine.
Dai dati forniti dal Ministero degli Affari Esteri risulta che, al 31 gennaio 2024, dei 74.105 ingressi programmati per il 2023, sono stati concessi 57.967 visti, mentre 10.718 richieste sono state respinte. Inoltre, delle 57.967 persone che hanno ricevuto il visto, ben 38.926 (pari al 67,15%) risultavano ancora nella fase di “attesa convocazione”. Questo basta per evidenziare che il sistema necessita di attenzione.
Ma in che modo queste persone ottengono un visto/permesso d’accesso all’Italia?
Il rilascio dei visti d’ingresso per l’Italia (quindi per l’Europa, trattandosi di un visto Schengen) avviene attraverso una procedura gestita dalle rappresentanze diplomatiche e consolari italiane presenti nei vari Paesi del mondo, sotto la supervisione del Ministero degli Esteri. E fino a qui ok.
Considerato l’elevato volume di richieste, le ambasciate e consolati italiani affidano la maggior parti di queste pratiche a società specializzate nel settore, una prassi ormai consolidata a livello internazionale. E fino a qui ancora ok.
Il cittadino straniero che vuole richiedere un visto si collega al sito internet della società incaricata o si reca presso centri specializzati gestiti dalla stessa. In questa occasione riceve informazioni precise sulla documentazione necessaria e sui requisiti da soddisfare per il tipo di visto richiesto, che può variare dal visto turistico a quello per motivi di studio, lavoro o ricongiungimento familiare.
Ottenuto un appuntamento, questione centrale da ricordare, il richiedente visto programma la sua visita presso un centro visti.
In tale occasione viene finalizzata la raccolta di tutta la documentazione necessaria e gli operatori della società incaricata verificano preliminarmente che la pratica sia corretta e completa, effettuando la raccolta dei dati biometrici - le impronte digitali e la fotografia digitale - riscuotendo la tariffa consolare e la tariffa di servizio previste per la procedura.
Tutta la documentazione viene poi trasmessa al consolato competente, che procede all’approvazione definitiva della richiesta di visto, che viene applicato sul il passaporto del richiedente, poi restituito lui dalla società concessionaria del servizio.
La decisione finale sulla concessione del visto rimane sempre ed esclusivamente di competenza delle autorità consolari italiane, le quali verificano che siano soddisfatte tutte le condizioni necessarie.
La collaborazione tra istituzioni diplomatiche e società concessionarie ha consentito di alleggerire la pressione sulle strutture diplomatiche, migliorando la rapidità e la sicurezza di queste procedure.
Fin qui tutto bene, ma c’è un problema.
Spesso alcune società non svolgono il proprio lavoro come dovrebbero, alimentando il mercato nero.
Per l’Italia, e non solo, una società in particolare ha una quota di mercato rilevante nel campo del rilascio dei visti: il gruppo VFS Global.
Finance Uncovered, nell’agosto 2019, ha esaminato dettagliatamente la società e il suo ruolo profittatore e poco trasparente.
Con sede a Dubai, fondata nel 2001 come progetto collaterale del gruppo turistico svizzero Kuoni, VFS Global è cresciuta fino a diventare una società valutata 2,5 miliardi di dollari, operando in 147 paesi e gestendo oltre 25 milioni di domande di visto nel solo 2018. La società è attualmente di proprietà di un fondo di private equity e annovera tra i suoi investitori autorità d’investimento cinesi e di Abu Dhabi, il fondo pensione della polizia e dei vigili del fuoco dell'Ohio e il miliardario dello yogurt Theo Müller.
L’articolo dimostra che la struttura societaria di VFS Global è complessa e poco trasparente, con entità registrate in giurisdizioni come le Isole Cayman, Jersey e Lussemburgo: inoltre la società madre, VF Worldwide Holdings, era originariamente registrata a Mauritius, un noto paradiso fiscale, rendendo difficile ottenere informazioni finanziarie dettagliate.
VFS Global è stata accusata di esercitare pressioni sui richiedenti visto, principalmente provenienti da Paesi a basso reddito, affinché acquistassero servizi “premium” non necessari e costosi, come l'accesso a lounge VIP.
Melting Pot Europa ha denunciato forti problematiche in Marocco: ottenere un appuntamento da VFS Global senza essere supportati da un intermediario è impossibile. Le autorità marocchine stanno indagando su quattro dipendenti del Consolato Generale spagnolo a Nador, accusati di aver favorito illegalmente l'emissione di visti Schengen in cambio di denaro, accusati di aver fornito documenti falsi e agevolazioni in cambio di somme fino a 8.000 euro per visto, con picchi di 15.000 euro in alcuni casi. Il Minsitero degli Esteri e della Cooperazione italiano ha recentemente richiamato dal medesimo paese, dalla sede di Casablanca, il proprio Console Generale e un funzionario addetto ai visti che oggi collaborano al Maeci.
Nel settembre 2023 l'Unione Europea ha richiesto chiarimenti alla Polonia riguardo a un presunto scandalo legato al rilascio di visti: le accuse indicano che funzionari polacchi potrebbero aver facilitato l'emissione di visti a cittadini di Paesi non appartenenti all'UE in cambio di tangenti. Inutile sottolineare che il concesssionario per i servizi polacchi era la società VFS .
Presso il Consolato italiano di Shanghai, la polizia cinese ha di recente arrestato due contrattisti coinvolti nel traffico illegale dei visti: concessionario? VFS, ca va sans dire.
Con appuntamenti impossibili da ottenere presso i centri visti delle società incaricate dalle rappresentanze diplomatiche, si favorisce quindi il passaggio per intermediari che richiedono tangenti. Di nuovo, ritardi e poca trasparenza alimentano i circoli di corruzione. Tutto noto e spesso attuato in edifici situati a poca distanza dalle sedi ufficiali delle rappresentanze diplomatiche. VFS Global, come altre compagnie, nei propri siti web invitano a fare attenzione agli intermediari non autorizzati ma... cosa accade poi nella realtà?
Lo schema è lo stesso in India, finito al centro di un’inchiesta del Fatto Quotidiano, l’ormai famoso “Sistema Latina”. Nel Punjab, numerose agenzie offrono servizi per facilitare l'emigrazione verso l'Italia, spesso esponendo bandiere italiane e mostrando una profonda conoscenza delle normative italiane. Queste agenzie forniscono assistenza nella preparazione dei documenti necessari per ottenere il visto, talvolta basandosi su contratti di lavoro fittizi. Una volta in Italia, gli immigrati si interfacciano con intermediari che li collegano a datori di lavoro locali. Questi intermediari spesso richiedono commissioni elevate per i loro servizi, aggravando la situazione economica già precaria dei migranti.
Nell’ottobre 2023, La Farnesina, su disposizione del ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha avviato un'indagine ispettiva presso le ambasciate italiane di Kinshasa e Brazzaville (Repubblica del Congo) per verificare presunte irregolarità nella concessione di visti per l'Italia.
Le ispezioni seguono le denunce di cittadini congolesi riportate da un’inchiesta giornalistica di Antonella Napoli per l’Espresso e da una segnalazione del deputato Andrea Di Giuseppe (FDI), secondo cui esisterebbe un racket dei visti con corruzione di funzionari.
Di Giuseppe ha inoltre chiesto nuove indagini sul caso dell’assassinio dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio nel 2021, ipotizzando possibili collegamenti con tali irregolarità. L'operazione coinvolge anche personale dei Carabinieri e della Guardia di Finanza e le risultanze dell'ispezione saranno consegnate alle autorità competenti.
Questa iniziativa rientra in una strategia già avviata lo scorso agosto nelle ambasciate in Sri Lanka, Bangladesh e Pakistan.
Può l’Italia affidare delle procedure così delicate a provider extra-UE che gestiscono dati sensibili per il nostro Paese, spesso tramite pratiche poco chiare e sempre più al centro di accuse di corruzione? L’autonomia strategica dell’UE non passa anche da questo?
Perché l’opinione pubblica si scandalizza per Starlink e non per questo?
Se questo tipo di esternalizzazione è una prassi ormai consolidata a livello internazionale, non dovrebbe essere svolta prioritariamente da provider europei che devono innanzitutto gestire i dati raccolti sul territorio europeo e, quindi, possono essere controllati in modo più diretto nel loro operato?
I giornali parlano spesso di migrazione, senza poi menzionare veramente cosa accade e come si arriva nel nostro continente.
Tranquilli, Aletheia è qui per voi.
Alla prossima!
BUONGIORNO Niccolò, benvenuto nel mondo dei traffici di "risorse umane".
Di connessioni tra le organizzazioni criminali internazionali - una rete di "agenzie" nazionali specializzate nel traffico tra gli stati, in Italia dai clan made in Italy che hanno interessi in vari settori economici e che in patria e all'estero operano sinergicamente cooperando con i proprio simili di ogni nazionalità - mi occupo dal calar del XX secolo...
Confermo : gli effetti perversi di alcune lacune nella legge 30 luglio 2002, n. 189 - detta "legge Bossi-Fini" - sono ormai evidenti... ma che i deputati eredi di Bossi e Fini lo ignorino, stupisce più della loro meraviglia a scoprirlo !!! Alé...