Il lato oscuro dell'autonomia: il disastro di Valencia
Ne parliamo con Iván García Pérez, politologo e membro della Polizia Nazionale di Alfafar, comune nella comunità autonoma Valenciana
Devo essere onesto, quando ho sentito il rimpallarsi di responsabilità tra Valencia e Madrid, mi sono molto preoccupato.
Il sottile equilibrio di potere tra Stato e regioni è stato (quasi) modificato recentemente in Italia e, purtroppo, situazioni come queste ci ricordano quanto rischioso questo sia.
Aletheia Italiana oggi vi porta in prima linea: abbiamo intervistato Iván García Pérez, membro della Polizia Nazionale di Alfafar, Valencia e politologo. Ivan ci dà la prospettiva di una persona che si è sporcata le mani e si è gettata in strada la notte del disastro. La sua prospettiva è la più lucida e utile che si possa avere, nelle sue parole possiamo intravedere molto su cui riflettere. Nella conversazione proviamo a parlare anche di Italia e di come il rapporto Stato-regioni non deve essere visto nell’ottica di chi ha la responsabilità ma di chi ha la capacità.
Prima del dialogo, una cosa importante. Questa newsletter non sarebbe stata possibile senza l’aiuto della hermana Marina Coloma, una mia cara amica che vive qui a Bruxelles ma originaria della Comunità Valenciana. E’ lei che mi ha avvicinato personalmente alla catastrofe che sta vivendo la sua amata gente.
Buona lettura!
Encuentren la conversación original en español a continuación. ¡Buena lectura!
1. Come Polizia Nazionale e cittadino valenciano, considerando che l’AEMET (Agenzia Statale di Meteorologia in Spagna) aveva anticipato informazioni sulle forti piogge che avrebbero colpito la Comunità Valenciana giorni prima del disastro naturale, disponevi ‘a priori’ di un piano di prevenzione per una possibile catastrofe causata dalla Dana? E ‘a posteriori’ per mitigare le sue conseguenze?
La precauzione che ho preso è stata quella di non uscire di casa se non strettamente necessario, come in caso di emergenza. Quel giorno ero in vacanza e avevo qualche piano per andare in un centro commerciale, ma di fronte all'allerta per piogge e al livello rosso annunciato ad Alfafar dal Comune, la precauzione che ho preso è stata quella di rimanere a casa. Dopo lo straripamento del ‘barranco del Poyo’ e il disastro successivo che ha colpito tutta la comarca di L'Horta Sud, non c'era alcun piano se non quello di restare a casa e sperare che i danni fossero i meno possibili, sia a livello personale che materiale. Ciò che ho fatto a livello personale è stato scendere in strada una volta che l'intensità dell'alluvione è diminuita e ho aiutato i miei vicini dalle 00:00 fino alle 03:00, una volta che le strade erano già vuote di persone.
2. Come Polizia Nazionale ad Alfafar, quali sono state le tue principali responsabilità nelle operazioni di soccorso durante la Dana?
Come dicevo prima, una volta che il livello dell'acqua è sceso - circa all'altezza delle ginocchia - sono sceso in strada e ho percorso le vie del paese per vedere la situazione e se c’erano vicini o persone che avevano bisogno di aiuto, come effettivamente è stato. Ho visitato alcune delle principali vie del paese e insieme ad altri vicini siamo riusciti ad aiutare persone che erano rimaste in strada durante l'alluvione.
3. Quali sono state le maggiori sfide logistiche o operative affrontate durante l’emergenza?
Il primo soccorso è avvenuto quella stessa notte, quando non c’era alcuna luce, in una notte buia e fredda, con le strade allagate d'acqua e potevo vedere solo ciò che accadeva a un metro da me grazie alla luce della torcia del cellulare. Le persone che incrociavo si aggrappavano a me perché non avevano alcun tipo di cellulare o torcia. Sono stati momenti complicati perché era molto difficile avanzare per le strade dato che tutte erano coperte e piene di auto dappertutto, come se ci fossero torri di auto.
4. Parlando della relazione tra Stato e regioni, e considerando che questa intervista ha una portata internazionale: come sono divise le competenze tra lo Stato e le comunità autonome in materia?
Le competenze sono divise tra l'amministrazione autonoma e l'amministrazione centrale. Il governo autonomo ha alcune competenze e il governo centrale altre. Ad esempio, nel settore della sicurezza, le forze di polizia dello Stato sono dirette dal Governo centrale e non da quello autonomo, che ha la propria polizia, ma non risorse sufficienti per affrontare una tragedia di tale portata. Inoltre, l’esercito è di competenza esclusiva dello Stato attraverso il Ministero della Difesa, che ha le competenze per decidere l'invio immediato di truppe nella Comunità Autonoma. Il governo autonomo può mobilitare la UME - l'unità militare di emergenza -, ma il Governo Centrale ha il comando assoluto e non necessità dell'autorizzazione del governo autonomo per agire fin dal primo momento.
5. Come si è sviluppata la coordinazione tra la Generalitat Valenciana e il governo centrale durante l’emergenza, considerando che appartengono a partiti politici differenti?
Dato il disastro e la risposta successiva, sono evidenti la frustrazione e la rabbia dei residenti per quello che considerano una risposta inefficace da parte di entrambe le amministrazioni. Se ci sia stata o meno una cattiva prassi nella gestione della Dana, saranno i residenti a decidere nelle prossime elezioni le responsabilità di ogni partito.
6. Dopo il passaggio della DANA, altre comunità autonome e Paesi come la Francia hanno offerto aiuto, che però è stato rifiutato. Cosa è successo con gli aiuti internazionali? Vi siete sentiti sostenuti dall’Unione Europea?
I residenti sono molto soddisfatti della rapida risposta dell'Unione Europea, dato che la Presidente della Commissione Europea, Úrsula Von Der Leyen, alle 12:00 del mattino di mercoledì 30 ottobre, un giorno dopo la tragedia, ha già offerto ogni tipo di supporto logistico e materiale. Ovvero, solo poche ore dopo la Dana, l'Unione Europea tramite la Presidente della Commissione, ha messo a disposizione tutte le risorse di cui dispone l'Unione. Sappiamo anche che alcuni Paesi europei hanno offerto immediatamente aiuto, come la Francia, il che è molto apprezzato e valorizza l'unità dei paesi europei sia individualmente che attraverso l'Unione Europea, facendoci sentire supportati dalle istituzioni e dai Paesi europei.
7. Questo disastro potrebbe portare a una revisione delle politiche di gestione delle catastrofi tra Stato e regioni?
Dopo aver subito questa catastrofe, è evidente che è necessario rivedere le politiche di prevenzione delle inondazioni, così come quelle relative ad altre catastrofi naturali, dato che si sono dimostrate non sufficientemente efficaci. Di fronte alla sfida del cambiamento climatico e alle sue conseguenze, la politica deve rispondere agli effetti naturali che potrebbero continuare a verificarsi in questo contesto.
8. Pensi che il disastro possa rafforzare le forze antisistema o gli estremismi?
Senza dubbio. I residenti dei paesi colpiti sentono un abbandono da parte dello Stato in questa tragedia. Non è un'opinione personale, è l'opinione di migliaia di residenti che lo esprimono giorno dopo giorno per le strade, sui media e sui social network. Questo può portare a un allontanamento dai sistemi democratici liberali da parte dei cittadini che hanno visto come non sono state implementate misure di prevenzione contro le inondazioni e come, dopo di esse, la gestione da parte delle amministrazioni sia molto migliorabile. Per me è un errore non credere negli Stati o nelle Democrazie, ma è vero che le Democrazie devono fornire risposte e soluzioni sia di emergenza che di riparazione successiva affinché i cittadini non percepiscano di essere lasciati soli di fronte alla catastrofe, il che porta a un allontanamento dalle istituzioni democratiche e ad un avvicinamento ai populismi di sinistra o di destra.
9. Qual è il messaggio che vorresti trasmettere agli italiani, considerando che il loro governo ha approvato una legge per una maggiore autonomia alle regioni?
A mio parere, non è una questione di maggiore o minore autonomia o di competenze, ma di efficacia ed efficienza nelle politiche. Credo che un governo centrale possa delegare competenze in materia di emergenze climatiche come quella avvenuta a Valencia, non è questo il problema, bensì la risposta politica a tali emergenze. Si deve avere molto chiaro il motivo per cui si desidera più autonomia in materie di sicurezza o emergenze, quali sono le ragioni per le quali le autonomie italiane chiedono di essere dotate di tale autonomia. In questo caso, le domande che i governi regionali dovrebbero porsi sono: Abbiamo le risorse per farlo? Siamo capaci di rispondere a una sfida simile? La politica è efficacia di fronte ai problemi, immediatezza di fronte alle urgenze, e se non sei in grado di rispondere, è meglio non avere certe competenze. La questione sarà sempre dei responsabili e di chi gestisce quelle competenze. I politici devono essere persone qualificate e devono essere a capo di organismi da definire bene in termini di responsabilità e risposte. Pertanto, il messaggio che vorrei trasmettere ai nostri vicini italiani è che la divisione delle competenze non è un problema; il problema è non essere qualificati per mettere in pratica quelle competenze.
Como Policía Nacional y ciudadano valenciano, teniendo en cuenta que AEMET (Agencia Estatal de Meteorología en España) había avanzado información sobre las fuertes lluvias que azotarían a la Comunidad Valenciana días antes del desastre natural ¿contabas ‘a priori’ con algún plan de prevención ante la posible catástrofe causada por la Dana? ¿Y a ‘posteriori’ para paliar sus consecuencias?
La prevención que tomé fue la de no salir de casa a no ser que fuera necesario, como alguna urgencia. Ese día estaba de vacaciones y tenía algún plan para ir a algún centro comercial, pero ante la alerta por lluvias y el nivel rojo que se dio en Alfafar a través del Ayuntamiento, la prevención que tomé fue la de quedarme en casa. Tras el desbordamiento del ‘barranco del Poyo’ y el desastre posterior que afectó a toda la comarca de L'horta Sud, no hubo ningún plan salvo el de quedarse en casa y esperar que los daños fueras los menos posibles, tanto a nivel personal como material. Lo que sí hice a nivel personal fue bajar a la calle una vez que la riada bajó de intensidad y estuve ayudando a mis vecinos desde las 00:00 de la mañana hasta las 03:00, una vez que las calles estaban ya vacías de personas.
Como Policía Nacional en Alfafar, ¿Cuáles fueron tus principales responsabilidades durante las operaciones de rescate durante la Dana?
Como comentaba antes, una vez que el nivel del agua bajó -sobre la altura de las rodillas- bajé a la calle y me recorrí las calles del pueblo para ver la situación y si había vecinos o personas que necesitaban ayuda como así fue. Recorrí algunas de las vías principales del pueblo y junto a otros vecinos pudimos ayudar a personas que se habían quedado en la calle durante la riada.
¿Cuáles fueron los mayores desafíos logísticos u operativos que enfrentaste durante la emergencia en general?
El primero fue esa misma noche, donde no había nada de luz, en una noche oscura, fría, con las calles anegadas de agua y pudiendo ver sólo lo que pasaba a un metro de mí gracias a la luz linterna del móvil. La gente con la que te cruzabas se agarraban a mí porque no tenían ningún tipo de móvil o linterna. Fueron momentos complicados porque además se hizo muy difícil avanzar a través de las calles ya que todas y cada una de ellas estaban cubiertas y repletas de coches por todos lados, como si fueran torres de coches
Hablando de la relación entre el Estado y las regiones, y teniendo en cuenta que esta entrevista tiene alcance internacional, por lo que su público puede desconocerla: ¿cómo están divididas las competencias entre el Estado y las comunidades autónomas en esta materia?
Las competencias se dividen entre la administración autonómica y la administración central. El gobierno autonómico tiene unas competencias y el gobierno central otras. Por ejemplo, en el apartado de la seguridad, las fuerzas y cuerpos de seguridad del Estado son dirigidas por el Gobierno central y no autonómico, que tiene su propia policía, pero no los suficientes recursos como para atender una tragedia de semejante calibre. Además de esto, el ejército es competencia exclusiva del Estado a través del Ministerio de Defensa, quien tiene las competencias para decidir el envío de tropas hacia la Comunidad Autónoma de inmediato. El gobierno autonómico puede movilizar a la UME -la unidad militar de emergencias-, pero el Gobierno Central tiene el mando absoluto y no necesita de la autorización del gobierno autonómico para actuar desde un primer momento.
¿Cómo se desarrolló la coordinación entre la Generalitat Valenciana y el gobierno central durante la emergencia, considerando también que pertenecen a partidos políticos diferentes? ¿Hubo obstáculos o dificultades para comunicarse o recibir apoyo desde el Gobierno Central?
Dado la catástrofe y la respuesta posterior, son evidentes la frustración y el enfado de los vecinos por lo que consideran un respuesta ineficaz de ambas administraciones. Si ha habido o no mala praxis en la gestión de la Dana, serán los vecinos los que decidan en las próximas elecciones las responsabilidades de cada partido.
Tras el paso de la DANA por la Comunidad Valenciana, se ha conocido que otras comunidades autónomas españolas ofrecieron su ayuda y que ésta se rechazó. La misma situación se reflejó en la esfera internacional, cuando algunos países, como Francia, ofrecieron rápidamente su ayuda; ¿Qué ocurrió con las ayudas internacionales? ¿Os habéis sentido arropados por la Unión Europea en esta situación?
Los vecinos están muy satisfechos con la rápida respuesta de la Unión Europea, ya que la Presidenta de la Comisión Europea, Úrsula Von Der Leyen, a las 12:00 de la mañana del miércoles 30 de octubre, un día después de la tragedia, ya ofreció todo tipo de apoyo logístico y material. Es decir, apenas unas horas después de la Dana, la Unión Europea a través de la Presidenta de la Comisión, ofreció todos los recursos de los que dispone la Unión. Sabemos también que países europeos ofrecieron la ayuda inmediata, como Francia, lo cual es de agradecer y pone en valor la unidad de los países europeos tanto de manera individual como a través de la Unión Europea, sintiéndonos así arropados por las instituciones y países europeos.
¿Crees que este desastre podría llevar a una revisión de las políticas de gestión de catástrofes entre las comunidades autónomas y el gobierno central?
Una vez que se ha sufrido esta catástrofe, es evidente que hay que revisar las políticas de prevención en inundaciones, así como en catástrofes naturales, ya que han probado no ser suficientemente efectivas, y ante el desafío del cambio climático y sus consecuencias, la política debe dar respuesta a los efectos naturales que se puedan seguir produciendo en este sentido.
¿Piensas que el desastre podría fortalecer a las fuerzas antisistema o a los extremos de derecha o izquierda? ¿Qué cambios políticos generales podrían producirse?
Sin duda. Los vecinos de los pueblos afectados sienten una dejadez del Estado en la tragedia. No es una opinión personal, es la opinión de miles de vecinos que así lo hacen saber día tras días en las calles, medios de comunicación y redes sociales. Esto puede llevar a un alejamiento de los sistemas democráticos liberales por parte de la ciudadanía que ha visto como no se ha implantado medidas de prevención ante inundaciones y cómo tras ellas, la gestión por parte de las administraciones es muy mejorable. Para mí es un error no creer en los Estados o en las Democracias, pero es cierto que las democracias deben dar respuesta y soluciones tanto de emergencia como posteriores de reparación para que la ciudadanía no perciba que están solas ante la catástrofe, lo que lleva a una alejamiento de las instituciones democráticas y a los populismos de izquierdas o de derechas.
¿Qué te gustaría transmitir a los italianos, considerando que su gobierno ha aprobado una ley para otorgar mayor autonomía a las regiones?
En mi opinion, no es un problema de mayor o menor autonomía o de competencias, sino de eficacia y de eficiencia en las políticas. Creo que un gobierno central puede ceder competencias en materia de urgencias climáticas como la que ha ocurrido en Valencia, no es ese el problema, sino de respuestas políticas ante las mismas. Se debe tener muy claro el por qué quieres más autonomía en materias de seguridad o urgencias, cuáles son los motivos de las autonomías italianas de pedir que se les otorgue esa autonomía. En este caso, las preguntas que los gobiernos autonómicos deben hacerse son: ¿Tenemos recursos para ello? ¿Estamos capacitadas para dar respuesta ante semejante desafío? La política es eficacia ante los problemas, inmediatez ante las urgencias, y si no eres capaz de dar respuesta, es mejor no tener ciertas competencias. La cuestión será siempre de los responsables y de quién lleve esas competencias. Los políticos deben ser personas cualificadas y deben estar a cargo de organismos que deban estar bien definidos en cuanto a responsabilidades y respuestas. Por ello, el mensaje que me gustaría transmitir a nuestros vecinos italianos es que la división de competencias no es un problema; el problema es no estar cualificado para pone ren práctica esas competencias.
Grazie per questa intervista. L'ho letta con molto interesse. Ma la persona intervistata è stata molto cauta e non ha preso posizione sulla questione di "quanta" autonomia sia opportuna.