Ius Scholae e fallimenti delle nazioni
I premi Nobel per l'economia ci stanno dicendo, indirettamente, che lo Ius Scholae è una buona soluzione per l'avvenire del nostro Paese
Il caso ha voluto che per il mio compleanno mi sia stato regalato un curioso libro: Why Nations Fail: The Origins of Power, Prosperity, and Poverty, pubblicato dagli economisti Daron Acemoglu and James A. Robinson. Ho appreso, come molti di voi credo, che la scorsa settimana questi stessi autori, insieme a Simon Johnson, hanno ricevuto il premio Nobel per l’economia. Nel frattempo, il dibattito sullo Ius Scholae va avanti. In questo turbinio di idee su cosa scrivere in questa newsletter, mi si è accesa una lampadina.
Partiamo dal libro sul fallimento delle nazioni. Il testo è un coarcevo di racconti, per lo più storici, in cui gli autori si dilettano nel prendere in esame varie ipotesi per cercare di trovare la spiegazione alle differenze di ricchezza fra nazioni. Come si spiega l’abisso che c’è tra Haiti e la Repubblica Dominicana (entrambi parte della isola di Hispaniola)? E la differenza tra Calexico e Mexicali (confine USA-Messico)? Insomma, dopo aver preso in esame fattori culturali, come per esempio l’attitudine al lavoro di una certa popolazione, o fattori geografici, gli autori sostengono che la differenza la facciano le istituzioni politiche.
Per sostenere questa tesi, gli autori, among other things, descrivono le istituzioni nel corso della storia, dividendole in istituzioni estrattive ed inclusive.
Le istituzioni estrattive sono strutture politiche ed economiche che favoriscono un’élite ristretta a scapito della maggioranza della popolazione. “Estraggono” quindi ricchezza e risorse dal resto della società per concentrarla nelle mani di pochi. Di conseguenza, queste istituzioni non incentivano l'innovazione, lo sviluppo economico e la crescita a lungo termine perché il cittadino sa che verrà privato di questa ricchezza accumulata e sarà escluso dal processo decisionale.
Le caratteristiche principali delle istituzioni estrattive includono:
concentrazione del potere politico ed economico in poche mani,
assenza di diritti o libertà per la popolazione in generale,
mancanza di incentivi all'innovazione o alla concorrenza economica,
uso della coercizione o della repressione per mantenere l'ordine sociale.
Al contrario, i paesi che sono cresciuti e che ora fanno parte del cosidetto primo mondo, hanno sviluppato istituzioni inclusive.
Sulla carta queste istituzioni creano incentivi per l'innovazione permettendo a più individui di partecipare al processo economico e di beneficiare dei suoi risultati. Le istituzioni inclusive sono generalmente caratterizzate da un sistema politico democratico in cui esiste un ampio pluralismo politico e in cui le leggi proteggono i diritti di proprietà e garantiscono opportunità economiche aperte.
Le caratteristiche principali delle istituzioni inclusive includono:
distribuzione più ampia del potere politico ed economico,
protezione dei diritti di proprietà e incentivi all'imprenditorialità,
accesso alle opportunità economiche per una larga fetta della popolazione,
innovazione e sviluppo tecnologico grazie ad un ambiente economico favorevole alla concorrenza e al progresso.
Un caso interessante descritto dagli autori è quello dell’Antica Repubblica di Venezia. Attraverso il contratto della commenda, persone non abbienti potevano diventarlo sostanzialmente correndo un rischio. Nella pratica cosa avveniva: un investitore metteva il denaro per effetturare dei commerci via mare ed il socio intraprendeva il viaggio in mare senza esborso economico, accentrando su di sè i rischi e i pericoli di un viaggio simile. Al ritorno, veniva diviso il guadagno. Questo strumento rappresentava un ottimo esempio di ascesa sociale, un antenato del Venture Capital, diciamo.
A questo punto voi direte: ma tutto ciò che c’entra? Aspetta che finisco la storia.
Cresciuti economicamente, questi nuovi “borghesi” iniziano a domandare maggior potere politico, fino ad allora concentrato nelle mani delle famiglie nobili. Il maggior potere contrattuale di queste nuove forze sarebbe andato a scapito delle élite al potere che si sentivano attaccate. Così si arriva alla rottura. Nel 1297 avviene la Serrata del Maggior Consiglio. Prima di questo momento, l'accesso al Maggior Consiglio, il principale organo decisionale della città, era relativamente aperto: le famiglie nobili e ricche potevano ottenere un seggio. Tuttavia, con la Serrata, questo accesso venne rigidamente limitato.
In pratica, il provvedimento stabilisce che solo i discendenti delle famiglie che già facevano parte del Maggior Consiglio avrebbero potuto continuare a farne parte, creando così una sorta di aristocrazia ereditaria. Coloro che non facevano parte del Consiglio al momento della Serrata non avrebbero più potuto entrarvi, se non in casi eccezionali. Questo trasforma Venezia in una repubblica oligarchica, dove il potere rimane concentrato nelle mani di un gruppo ristretto di famiglie nobiliari. Secondo gli autori questa fu una delle cause, se non la principale, del declino economico di Venezia.
Mi sono dilungato tantissimo scusate, ora voglio tornare ai giorni nostri.
L’ estensione della cittadinanza italiana attraverso lo Ius Scholae può essere vista a mio avviso seguendo questo schema.
Perchè una persona immigrata o un figlio di immigrati in Italia dovrebbe investire i pochi soldi che ha o integrarsi maggiormente sapendo che poi rimarrà comunque ai margini della società?
Mantenere il processo di cittadinanza chiuso per via sanguigna di fatto è ampiamente paragonabile al caso della commenda e della Serrata di Venezia. Sono scelte politiche che portano esclusivamente al declino di una nazione.
Quando le porte di accesso alla condivisione della cosa pubblica, come per esempio alla candidatura o al voto, sono precluse, il senso di scollamento può solo che aumentare. A questo segue un lento appassimento della spinta degli individui ad innovare.
Negare la cittadinanza significa complicare ulteriormente l’ascesa sociale di un individuo che vive nella costante ansia di dover dipendere da una procedura burocratica per la propria esistenza. Consideriamo inoltre, che alla cittadinanza italiana si aggiungono i benefici che derivano dall’essere un cittadino europeo, quindi libertà di circolazione e tutti gli annessi e connessi.
Chiuderci a riccio non ci porterà da nessuna parte, lo dice la storia!
La legislazione italiana offre già numerose opportunità per acquisire la cittadinanza a coloro che risiedono in modo continuativo in Italia per diversi anni e dimostrano di conoscere la lingua italiana. Comunque, un rigoroso e accurato Ius Scolae può essere accettabile, con adeguati compromessi, come per coloro che frequentano, senza o con minime interruzioni, tutta la scuola dell'obbligo in Italia a partire dai sei anni di età, avendo a disposizione documentazione chiara, certa e precisa.