
L'Europa Nazione è già qui
Dalle scelte recenti dell'UE fino agli algoritmi dei social, il Nazionalismo Europeo può svilupparsi
Non so se sia capitato anche a voi, ma nell’ultimo periodo, dopo la svolta impressa da Trump in politica estera, l’algoritmo dei social media sembra iniziare a favorire una visione “nazionalistica” dell’Europa, naturalmente in chiave anti-russa. Eccone un esempio qui sotto.
Chi bazzica i social avrà sicuramente notato come questo rappresenti una nuova forma di patriottismo. A prima vista, il contenuto del reel può strappare un sorriso, soprattutto considerando che spesso i video virali sono in realtà pilotati dalla Russia con un chiaro intento anti-UE.
Questa volta, però, la regia dietro questa campagna social sembrerebbe provenire dagli alleati ucraini, che, comprensibilmente, mirano a rafforzare il sostegno dei paesi europei alle proprie istanze.
Qui siamo di fronte a un tipo di battaglia nuova che può influenzare le menti e le sorti di un’intera generazione europea.
Ma tutto ciò non è nuovo. I concetti di nazionalismo europeo e di “Europa Nazione” sono in circolazione da moltissimo tempo nell’immaginario della destra radicale europea e italiana.
L’ “Europa Nazione” è un’idea politica e culturale che immagina l'Europa non come un’unione di Stati sovrani, ma come una vera e propria nazione unica, con una propria identità, sovranità e istituzioni condivise.
Questo concetto si contrappone sia all’attuale Unione Europea, che è un’organizzazione sovranazionale basata sulla cooperazione tra Stati, sia alle visioni più nazionaliste che enfatizzano l'indipendenza di ciascun paese.
Hannah Arendt introdusse il termine “nazionalismo europeo” nel 1954 per descrivere un’ideologia nazionalista, reale o ipotetica, fondata su un’identità condivisa a livello europeo.
Secondo Arendt, il rischio di un nazionalismo paneuropeo poteva emergere se in Europa si fosse alimentato un diffuso sentimento di opposizione agli Stati Uniti. Hey Donald, volevi disgregare l’UE e invece rischi di creare uno stato.
Un altro dei propugnatori di tale ideologia è stato il britannico Oswald Mosley, capo della British Union of Fascists (forse lo hai visto nella serie Peaky Blinders).

Sostanzialmente, “Europe a Nation”, la politica elaborata da Mosley, prevedeva:
Governo europeo unificato: superare le sovranità nazionali, per affrontare efficacemente le sfide globali e competere con superpotenze come Stati Uniti e Unione Sovietica.
Autarchia economica: l'Europa unita avrebbe dovuto perseguire l'autosufficienza economica, integrando le risorse africane per garantire materie prime e mercati necessari allo sviluppo industriale europeo.
Socialismo europeo: sistema economico corporativo che combinava elementi di controllo statale e iniziativa privata, con l’obiettivo di superare sia il capitalismo che il comunismo. Era una Fascista è chiaro!
Politica coloniale in Africa: l'Africa avrebbe dovuto essere amministrata come una colonia unificata dell’Europa, implementando politiche di apartheid per mantenere la separazione razziale e sfruttare le risorse del continente a beneficio dell’Europa. Anche qui è valido il commento sopra.
Identità razziale Europea: l’unità europea sarebbe stata basata su una presunta affinità razziale tra i popoli dell’Europa settentrionale, escludendo altre etnie e promuovendo una politica antisemita che prevedeva l’espulsione degli ebrei verso la Palestina. Bianchi d’Europa unitevi insomma!
E in Italia?
Lo storico Movimento Sociale Italiano (MSI) ha avuto un rapporto complesso con il concetto di Europa, considerandolo un elemento centrale della propria identità sin dalla sua fondazione nel 1946. Tale idea è ben descritta dall’articolo “L’Europa vista da destra” di Giuseppe Parlato.
In sintesi, l'idea di “Europa Nazione”, radicata nel fascismo della Repubblica Sociale Italiana, divenne un pilastro del pensiero missino, grazie all'elaborazione di figure come Pino Romualdi e Filippo Anfuso.
In questa visione, l’Europa rappresentava una “Terza Via” geopolitica tra Stati Uniti e Unione Sovietica, tra capitalismo e comunismo, pur mantenendo una sostanziale adesione all'atlantismo, vista come baluardo contro l’URSS.
Il rapporto dell’MSI con il processo di integrazione europea fu inizialmente incerto. Il partito si oppose alla Comunità europea di difesa (CED) nel 1953 per motivi di sovranità nazionale e per la questione di Trieste, ma nel 1957, con un avvicinamento all’area di governo, sostenne i Trattati di Roma.
Negli anni ‘60 e ‘70, l’MSI si mostrò sempre più favorevole all’integrazione europea, vedendola come uno strumento per consolidare l’Occidente contro il Patto di Varsavia e per rafforzare il ruolo della destra a livello europeo. Il partito si schierò a favore dell’adesione italiana al sistema monetario europeo (SME) nel 1978 e partecipò alla costruzione dell’Eurodestra nel 1979, stringendo alleanze con forze nazionaliste francesi, spagnole, greche e tedesche.
Tuttavia, con la caduta del Muro di Berlino, l’MSI iniziò a mutare la propria posizione. La fine del comunismo e la globalizzazione spinsero il partito a un maggiore ripiegamento sui valori nazionali, con una crescente diffidenza verso il progetto federalista europeo. Il voto contrario al Trattato di Maastricht (1995) segnò una svolta, proseguita da Alleanza Nazionale, che ereditò il ruolo dell’MSI, ponendo un’attenzione particolare ai temi sociali e alla critica del modello di Unione Europea che si stava delineando.
L’attuale Fratelli d’Italia sta perpetuando il ruolo critico di Alleanza Nazionale, ma chissà se, sospinta dal vento che cambia, non possa riproporre il concetto di “Europa Nazione” del Movimento Sociale.
Ora, prendendo in considerazione tutti questi aspetti, proviamo a calare tutto questo nella stretta attualità.
Di fatto, tolte le questioni del “socialismo europeo” e della politica coloniale, l’Unione sta lentamente (nemmeno troppo) applicando gli altri tre principi della Nazione Europa.
Centralizzazione? Inevitabile, problemi europei necessitano governance europea.
Autarchia? Se da un lato Russia e Cina sono considerati partner non affidabili, gli USA attraverso la politica dei dazi, si distanzieranno sempre di più dall’UE. Di fatto, ciò trascina l’UE verso un’autarchia obbligata, dove bisognerà sempre di più mantenere la produzione interna.
Un’Europa bianca? Le recenti scelte di politica migratoria dell’UE e degli Stati membri, tra cui il rafforzamento dei rimpatri e la creazione di return hubs in Paesi terzi, seppur secondo logiche condivisibili, di fatto ammiccano a una visione dell’Europa meno aperta a tutti. Ronde di vigilantes si diffondono a macchina d’olio in tutte le capitali, target principale: i Maranza.
Ultimo, ma non da meno, la crescente “fascinazione” giovanile per questo grande stato europeo, figlia di una generazione Erasmus che ormai non vede più differenze tra i compari di Madrid, Milano, Berlino e Parigi. Stessi problemi, stesse aspirazioni, stessi vestiti e stesse serie TV. Una fascinazione che, in questa fase, è in realtà però più spinta da una paura di alcuni nemici che da un sogno.
Va da sé, dunque, che queste campagne social possano anche nascere spontaneamente, senza una regia occulta, come semplice espressione di una visione di un Occidente in declino e di un’Europa da difendere.
Come si concilia, in tutto questo, il sostegno di alcuni partiti europei a Trump e alla sua politica aggressiva nei confronti dell’UE? Questa contraddizione non può che alimentare l’anti-americanismo, spingendo alcune forze politiche a rivedere le proprie posizioni.
Insomma, signori, forse è un’affermazione audace, ma possiamo dire che, se l’idea di un’Europa Nazione o nazionalista non è già una tendenza consolidata, certamente ha fatto breccia nei partiti mainstream. E ora, con il nemico russo alle porte, la spinta verso una maggiore unità sembra inarrestabile.
Nella prima newsletter di Aletheia avevo parlato degli United States of Europe con una certa dose di scetticismo, ed è vero. Tuttavia, i presupposti attuali sono profondamente diversi. La sua realizzazione concreta resta un’utopia, ma qualcosa, nel subconscio collettivo, si sta muovendo.
Il piano di riarmo europeo è solo il primo passo.
Forse, se questo Stato europeo sarà democratico e inclusivo nei confronti delle minoranze, potrebbe persino starci più che bene.
Alla prossima, europei!
La speranza come sempre è la democrazia e l’inclusione. Ma il potere logora davvero chi non ce l’ha? Non è che logori chi ce l’ha? (Vedi Trump e gli USA).
Grazie per questo sguardo.