Finita l’ebbrezza del voto che ha visto l’avanzata del Partito Democratico e di Alleanza Verdi-Sinistra, l’attività del governo va avanti e insieme continua, permettetemi, l’attività di Aletheia Italiana. Il vero watchdog della politica in Italia.
Nella giornata di mercoledì, il Senato ha approvato l'articolo 5 del disegno di legge (ddl) sul Premierato elettivo che introduce il principio dell'elezione diretta del Presidente del Consiglio, provvedimento tanto caro alla Presidente Meloni.
Ma che cos’è questo fantomatico Premierato e perchè è così profondamente sbagliato (giudizio personale)? Non sono un costituzionalista ma provo ad argomentare con moltissima umiltà.
Sostanzialmente, si prevede l’elezione diretta del Presidente del Consiglio, cosa che ora non avviene (per i meno esperti), con la conseguenza di incrementarne enormemente i poteri. Attualmente, noi eleggiamo i parlamentari che a loro volta, attraverso i loro gruppi partitici, esprimono una preferenza per un Presidente del Consiglio, che poi riceve l’incarico dal Presidente della Repubblica.
Purtroppo, sempre più spesso, il Premier non è stato scelto fra i parlamentari della Repubblica, il primo caso fu Ciampi nel 1993 e da lì in poi ne susseguirono molti altri. Gli ultimi in ordine temporale: Giuseppe (non Antonio) Conte e Mario Draghi.
Come eleggeremmo quindi il Premier? Questo non è dato sapere. Sarebbe tutto deciso da una legge elettorale di rango ordinario, quindi non di livello costituzionale, molto più semplice da adottare. La proposta prevedeva inizialmente un premio di maggioranza per raggiungere il 55% dei parlamentari nelle due Camere. Attualmente si è virato verso un ballottaggio tra i primi due candidati di coalizione se nessuno dovesse raggiungere una certa soglia percentuale.
Questa riforma svuota sostanzialmente i poteri del Presidente della Repubblica, senza di fatto formalmente cambiarne la funzione di incarico, facendo venire meno quel ruolo di mediatore e garante tanto importante per gli equilibri istituzionali di un Paese. Il Presidente della Repubblica non è un notaio, ma ha un potere a “fisarmonica”, che può intervenire in caso di necessità ma allo stesso tempo rimanere distante se i poteri legislativo ed esecutivo operano in equilibrio.

L’elezione diretta del Primo ministro parte dal presupposto che in Italia non sia più possibile governare. In questo senso, dire che per aumentare la stabilità dei governi basta creare un rapporto diretto tra l’elettorato e il Capo del governo è palesemente falso.
La governabilità si garantisce attraverso meccanismi come la sfiducia costruttiva, oppure attraverso una legge elettorale con una soglia di sbarramento che non permetta un’eccessiva frammentazione del Parlamento, come in Germania per esempio. Un Primo ministro potrebbe essere comunque sfiduciato con questo sistema, in quanto la maggioranza parlamentare con cui è stato eletto potrebbe venire meno.
L’elezione diretta del capo del governo, inoltre, incrementerà la personalizzazione della leadership, mettendo in secondo piano il ruolo dei Partiti, rendendoli ancora di più solo delle macchine elettorali, cosa che purtroppo sono già in molte situazioni. Guardate che bella fine ha fatto Macron e il suo “Renaissance” che de facto non esiste. I sistemi presidenziali hanno dimostrato di creare una eccessiva polarizzazione nell’elettorato, vedasi Stati Uniti, Argentina e Francia.
Non abbiamo bisogno di un Premier “unto dal Signore”, quello che serve è un Parlamento che funzioni. Partiti che siano più aperti e trasparenti, con dei rappresentanti che “possibilmente” non si picchino in Parlamento.
Last but not least, il Premierato certamente ambisce a creare un sistema bipolare, maggioritario. Tuttavia storicamente e culturalmente, l’Italia non appartiene a questo tipo di sistema. Esistono varie destre, vari centri (che non passano lo sbarramento) e varie sinistre. Un sistema multipolare obbliga al compromesso, che, a logica, permette di fare meno errori. Lancio un azzardo ma, con un sistema più proporzionale, il Regno Unito non sarebbe mai uscito dall’Unione Europea.
Che dire, alla prossima e avanti tutta!