Non ci sono alternative al riarmo
Gli italiani sono in maggioranza contrari, ma per fare il WEST GREAT AGAIN serve sapersi difendere per davvero
Buongiorno carissimi amici,
periodo effervescente per Aletheia Italiana: posso finalmente annunciare che siamo sbarcati su Instagram! Potete iniziare a seguire la pagina QUI e, pian piano, ripubblicheremo articoli passati e nuovi. Ci sarà un leggero rebranding... e niente, questo è quanto.
Seconda premessa: a seguito dell’apertura della chat qui su Substack, alcuni di voi mi hanno chiesto di parlare di dazi, e anche del ruolo che Meloni potrebbe giocare in questa partita. Ho deciso di non farlo io, ma di affidare l’argomento a un importante esperto. Lo scoprirete presto.
Nel frattempo, buona Pasqua a tutti!
Come provare a leggere il momento storico in cui viviamo con un certo distacco e una prospettiva di più lungo periodo in pieno stile Aletheia?
Chiunque abbia studiato anche solo un minimo di geopolitica sa che esistono vari modi per leggere l’ordine mondiale. Mi perdonino i ricercatori e i professori, ma per esigenze di sintesi (e per inesperienza) direi che possiamo distinguere due visioni principali: quella dell’Ordine Liberale Internazionale (LIO) e quella della Realpolitik.
Con questa parolona – Ordine Liberale Internazionale (LIO) – si intende un sistema “aperto e basato su regole”, sostenuto da istituzioni multilaterali (ONU, FMI, WTO) e fondato su principi come il multilateralismo, il libero mercato e la tutela dei diritti individuali. Nato sotto l’egemonia statunitense nel secondo dopoguerra, il LIO pretende universalità e promuove la diffusione della democrazia e dell’interdipendenza economica. Qualcuno, tipo Cruciani, urlerebbe: è il Glooobalismoo.
La Realpolitik, invece, si basa – in maniera molto più brutale – sui rapporti di forza. Parte da un realismo etico minimo: ciò che conta è l’aderenza ai fatti di potenza. Le ideologie? Utili solo se servono lo Stato.
Prendiamo l’economia.
Il LIO privilegia la liberalizzazione commerciale e regimi di cambio stabili (tipo Bretton Woods).
La Realpolitik, al contrario, vede l’economia come strumento di coercizione o ricompensa: pensiamo all’embargo petrolifero del 1973 o al gas russo come leva strategica.
Inutile chiedersi quale dei due modelli preferisca Trump.
L’Unione Europea nasce dall’idea che, dotandosi di regole comuni, si possano garantire pace e prosperità. Questo principio non va dimenticato. Ma oggi, l’UE – e quindi anche l’Italia – si trova ad affrontare sfide senza precedenti.
L’invasione russa dell’Ucraina è la prova definitiva di un cambio di paradigma, che ha messo a nudo le falle di un sistema basato su regole internazionali e ha riportato in auge la Realpolitik.
Se davvero, come sostengono alcuni, fra gli Stati regna l’anarchia e l’unico linguaggio è quello della forza, allora l’Unione – e per estensione l’Italia – deve dotarsi di strumenti per non soccombere. In parole semplici: serve riarmarsi.
Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, è stato chiarissimo: se domani scoppiasse una guerra vera, l’Italia si troverebbe con il serbatoio quasi vuoto. Anni di tagli e di “antimilitarismo chic” hanno lasciato le Forze Armate in affanno, con poche munizioni, mezzi obsoleti e turni massacranti. Niente ritorno alla leva obbligatoria, dice lui, ma professionisti veri, pagati e formati seriamente.
Se a questo quadro aggiungiamo il progressivo disimpegno degli USA dall’Europa, il quadro si fa ancora più preoccupante. A Trump interessa sempre meno del Vecchio Continente. Ci chiede di investire di più nella nostra difesa, così che gli Stati Uniti possano concentrarsi sul vero nemico: la Cina.
C’è persino chi inizia a sussurrare l’idea di una NATO senza gli USA. Nessuno sa davvero cosa abbia in mente la Casa Bianca.
Un possibile accordo Trump-Putin rafforza questa visione del mondo come una torta da spartire: “a me la Groenlandia, a te l’Ucraina... e magari Taiwan alla Cina”.
La verità è che pochissimi elettori sono favorevoli al riarmo – è comprensibile, nessuno vuole la guerra. Ma senza mamma America a difenderci, non abbiamo alternative. E ricordiamoci: gli USA non hanno mai fatto beneficenza, come qualcuno vuol far credere. In Europa ci sono rimasti per proiettare la loro egemonia mondiale.
La cosa curiosa è che chi ieri denunciava la presenza delle basi NATO e la nostra sudditanza agli americani – che era ed è reale – oggi è in prima linea contro il riarmo. Ma come? Ora che potresti iniziare a diventare indipendente... non vuoi più esserlo?
MAKE THE WEST GREAT AGAIN è lo slogan che si rimpallano Meloni e Salvini. Salvini lo aveva twittato già a novembre 2024 e Meloni lo ha ripreso nel meeting con Trump di giovedì 17 aprile. Chissà se Salvini si sia arrabbiato? Credo proprio di sì…
Ma come si concilia questa idea di un Occidente “che torna grande”, in cui le regole verdi vengono archiviate (a volte anche giustamente), dove si riaffermano nazionalismo e sovranismo, con la realtà di un’Europa disarmata, invecchiata e sempre più isolata?
L’Italia non deve dimenticare di far parte di un concerto di popoli che ha già conosciuto gli orrori della guerra. Deve dunque ricordare, anche a chi non vuole rispettarle, perché esistono le regole: per evitare i conflitti.
Allo stesso tempo, però, non possiamo essere ingenui e pensare che non servano le armi solo perché “nessuno ci attaccherà”. Probabilmente nessuno invaderà il Friuli Venezia Giulia, non combatteremo sul Carso... ma lo stesso non si può dire per i Paesi Baltici, o per la Romania (vedi il caso della Transnistria).
“Torneremo grandi ancor” cantano gli ultras…
come risponde Barbero a Bottura che l'ha preso in giro perchè aveva aderito alla manifesrazione contro il riarmo: "ha ragione: la situazione attuale è molto simile a quella degli anni Trente.. Anche allora c'era un leader tedesco che aveva lanciato un grande piano di riarmo con l'intenzione dichiarata di far guerra all Russia
Mi sembra più produttivo impostare la discussione intorno al come dovrebbero esser usati i fondi di cui si discute nella UE. Al momento non vedo altro che un rinnovato trasferimento di ingenti risorse pubbliche, prima alle banche, poi all'industria farmaceutica, e ora all'industria degli armamenti. Molte di queste risorse andranno al maggior produttore mondiale, gli USA, che stanno smantellando la LIO pezzo per pezzo. Insomma, mi sembra che si debba fare più attenzione a come si spenderanno questi fondi e come rinforzeranno la UE o meno.