Passa l'autonomia ma finisce la Lega
Nonostante l'approvazione della riforma-bandiera, il soffio vitale del partito sembra essere davvero svanito
Siamo al paradosso, la Lega ottiene uno dei suoi obiettivi storici, l’autonomia differenziata, ma il partito è ormai nella sua crisi più profonda. Il capitano è al capolinea.
Sostanzialmente che cos’è l’autonomia differenziata?
Consiste nel riconoscimento da parte dello Stato della capacità di una regione a statuto ordinario di legiferare su materie di competenza condivisa con lo Stato e su tre materie di competenza esclusiva dello Stato. In aggiunta a queste competenze, le regioni possono anche mantenere il gettito fiscale raccolto sul proprio territorio, senza che questo venga redistribuito a livello nazionale in base alle necessità collettive. Se volete approfondire Pagella Politica lo spiega benissimo.
I governatori del Nord esultano e non mancano le polemiche in quanto la riforma è stata appoggiata, seppur con distinguo, dal presidente dell’Emilia-Romagna Bonaccini in passato. A ciò si aggiunge il fatto che la riforma del titolo V, quello che disciplina i rapporti Stato-Regioni, è stata varata nel 2001 dal Governo Amato, appoggiato dall’allora centrosinistra.
Ora lasciatemi dire: abbiamo un centrosinistra con una posizione ambigua, la Lega che nonostante tutto sull’autonomia/secessione/federalismo ha sempre spinto e, allo stesso tempo, Fratelli d’Italia che la approva nonostante, diciamo, sia il partito più nazionalista e accentratore della storia della Repubblica. Il caos.
Ma come vi dicevo, concentriamoci sulla Lega.
La parabola del partito è nota a tutti: da forza anti-statalista e liberista, diventa partito nazionale cattosovranista sotto la guida di Salvini. Ma l’animo del partito al Nord non è mai cambiato. La Lega rimane radicata nei suoi territori ed è molto vicina alle forze produttive del Settentrione: non a caso è il partito che raccoglie di più dai privati. Ne avevamo parlato in una precedente newsletter.
La base nordista ha accettato e sofferto la conversione salviniana, con il sollievo di un maggior (in alcune fasi enorme) potere nazionale che in precedenza le era stato precluso. Milano non è Roma. Tuttavia ora che il potere sovranista è stato risucchiato dagli originali, cioè i Fratelli d’Italia, la Lega è ritornata alle percentuali precedenti all’ascesa di Salvini. Il sorpasso di Forza Italia alle Europee è stato un grosso smacco.
A margine del consiglio federale della Lega del 25 giugno, troviamo l’espulsione di due figure parte del Comitato Nord, un tentativo di riportare il partito alla vecchia linea. “Il consiglio federale della Lega ha deliberato di formalizzare alcune espulsioni, tra cui l'ex parlamentare Paolo Grimoldi e il consigliere regionale del Veneto, Gabriele Michieletto”, si legge nel comunicato. Nessuna azione contro Bossi, seppur il Senatur abbia dichiarato il suo voto a Forza Italia alle Europee.
Infatti all’interno di Forza Italia, è nato il comitato Forza Nord. L’obiettivo sarebbe quello di recuperare il consenso nordista all’interno di Forza Italia. Uno dei suoi principali promotori, Flavio Tosi, è diventato recentemente europarlamentare.
Ora che cosa accadrà? La figura del Segretario della Lega ha una carica quasi mistica. Litigi interni anche molto aspri alle riunioni, sintesi finale e una volta usciti dalla stanza, tutti compattissimi intorno al leader e nessuna sbavatura. Dalla nascita del partito, nel 1989, si sono succeduti solo 3 segretari, ma di fatto 2 - Bossi e Salvini - in quanto Maroni è stato solo un traghettatore. Spesso si specula sulle insoddisfazioni di Giorgetti, ma quest’ultimo non ha mai apertamente chiesto a Salvini di farsi da parte.
Possiamo dire che l’esperienza Salvini è finita? Forse. La mossa Vannacci è riuscita a portare voti e a salvare le poltrone ad alcuni suoi fedeli che altrimenti sarebbero rimasti a casa. Ma è stato solo un palliativo, perchè molti non hanno gradito la mossa. L’autonomia è stata portata a casa, ma questo era un mantra della prima Lega, non della seconda.
Questo ci insegna che le ideologie e i posizionamenti dei partiti non possono essere dettati da scelte meramente elettorali, perchè prima o poi questi voti svaniscono. I partiti con posizionamenti chiari, certamente suscettibili a qualche evoluzione nel tempo, sono maggiormente premiati dagli elettori. A parte qualche spruzzo qua e là, i voti rimasti alla Lega sono solo quelli del Nord, che ha sempre mantenuto.
Certo, non aspettiamoci che accada qualcosa nell’immediato a Salvini o alla Lega, le decisioni da quelle parti richiedono molto tempo a maturare. Tuttavia, la ferita è aperta e continua a sanguinare. A Via Bellerio dovranno decidere, oppure il partito che ha rimpizziato le vecchie sedi della Democrazia Cristiana al Nord è destinato a finire la sua storia politica. Una cosa è chiara: al nord vogliono stare per conto loro. Hanno atteso, ma alla fine, seppur sanguinanti, l’autonomia l’hanno portata a casa.
Ok, sei arrivato fino a qui e voglio dirti che sto programmando un’evoluzione di questa newsletter. Ti piacerebbe scrivere qualcosa per Alethetia Italiana? Mandami una mail a nmazzocchetti@gmail.com.
Spero che hai trovato interessante questo pezzo. Avanti tutta!
Questa riforma del''autonomia rimane comunque un pasticciaccio inenarrabile che renderà scontenti tutti, anche i leghisti duri e puri la ritengono una cura peggiore del male. Se veramente Salvini fosse serio avrebbe proposto la vecchia riforma delle macroregioni cavallo di battaglia della prima lega, ma capisco che Salvini e serietà sono ossimori...