Perché la lista per gli Stati Uniti d'Europa non decollerà
Correre divisi non porta mai a nulla di buono e forse il tema chiave non è proprio azzeccato
Spesso si iniziano cose per curiosità, altre per reazione o in alcuni casi a seguito di un lungo ragionamento. Io spero che questa decisione sia frutto un po’ di tutte queste cose messe insieme.
Ho deciso di iniziare una newsletter perché mi sono reso conto di leggere molto, pensare molto ma di non mettere tutti questi pensieri in fila.
Poi sono anche un po’ arrabbiato perché nel posto dove lavoravo avevo scritto un articolo e alla fine non me l’hanno pubblicato (parlava di altro): così ho pensato apro Substack e mi pubblico da solo. Chi fa da sé fa per tre.
Questa massima forse non è valida per l’argomento che vorrei trattare oggi, cioè la lista degli Stati Uniti d’ Europa. E’ chiaro, chi mi conosce lo sa, questa newsletter parlerà di politica che è una delle cose che mi sta più a cuore. Un topic selezionato fra più caldi del momento.
Non credo che il listone liberale otterrà un buon risultato. Inoltre, parlare di Stati Uniti d’Europa non ha senso in questo momento.
La lista al momento include i seguenti partiti: +Europa della Bonino, il Partito Socialista, i Radicali, i Liberaldemocratici (Libdem), Volt e Italia Viva di Renzi. Grande (auto) escluso, al momento della stesura di questo testo, Calenda che, un pò per incompatibilità con Renzi un pò perché ci sarebbe un accordo elettorale con alcuni ex-post-neo democristiani del sud come Cuffaro e Mastella, vorrebbe tenersi alla larga.
Già questo non è un buon segnale, allo stato dell’arte le due liste centriste sembrano arrivare per un pelo allo sbarramento del 4%. Correre divisi alle Europee sostanzialmente è un suicidio politico. Ma non è tutto. Pizzarotti, che fa capo a un ala di +Europa, sembra molto scettico all’accordo con il mago di Rignano e si sarebbe già sfilato. Lui, come Di Maio, da pentastellato si è trovato più comodo al centro.
Per non parlare delle appartenenze dei vari partiti alle liste a guida de facto Renzi e Calenda. In entrambi i casi vi sono appartenenti a Renew e ai Socialisti. Questi ultimi avrebbero molto di più da guadagnare in alleanza o con esponenti di liste PD che con Italia Viva o Azione.
Diamanti, uno dei maggiori spin doctor italiani, su Formiche dice che Italia Viva e +Europa possono aggregare insieme un 10% di elettorato liberale se sceglieranno nomi di peso dalla società civile. Peccato che in Italia, queste forze, nomi di peso non ne abbiano, tolti forse Renzi e la Bonino anche per assenza di amministratori locali. A sinistra, governatori e sindaci trascineranno il PD certamente verso un buon risultato.

Di centro-destra e destra non parlerò, magari nella prossima puntata.
Infine lasciatemi spiegare perché parlare di Unites States of Europe non è la priorità.
Primo, a Bruxelles nessuno ne parla ad eccezione di Volt, quindi non si riscontra una forte volontà politica. Secondo, ai cittadini non sembra interessare, di conseguenza il tema non è in grado di mobilitare l’elettorato. Terzo, ma questo è più per nerd di politica come me, questa soluzione non è né fattibile né auspicabile, a mio avviso, in quanto ricalca modelli esistenti che non si prestano ad essere riapplicati in Europa. L’UE è un esperimento inedito, la sua struttura è molto complessa, persino per chi lavora nel settore degli affari europei come chi vi scrive.
Certamente una riforma è necessaria, sopratutto per non paralizzare l’UE con l’ulteriore allargamento ad Est. Parlare di Federazione in un’Europa con Stati così diversi sotto tutti i punti di vista non è utopia: è solamente sbagliato e controproducente. Uno scontro di questo tipo non può ridursi a chi è pro e contro, ciascuno con le sue bandierine, cosa che purtroppo sta avvenendo su altri fronti.
L’UE ha bisogno di una riforma che permetta di governare e governarsi meglio a tutti i livelli. Inventiamo, non copiamo chi ci ha sempre copiato. Certamente, allo stato attuale, dotarsi di una difesa comune non sarebbe male.
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